Il Dovi, dicevamo, è un pilota professionista, e credo che su questo punto nessuno abbia qualcosa da obiettare. Lo sport del motore ormai ci ha abituati, e non da poco, a schieramenti completati da piloti “con la valigia”, paganti insomma, tanto che in alcune categorie questi ultimi sono addirittura in maggioranza rispetto ai professionisti, e non ci si scandalizza più. Non serve andare molto lontano: è sufficiente buttare un occhio in Moto2, ad esempio. In questo caso, però, stiamo parlando di un top team della MotoGp (il Tech3 è di fatto la terza forza dietro a HRC e Yamaha factory), che non ha certo bisogno di piloti col budget, ma che al contrario sui piloti investe, o quantomeno dovrebbe investire.
Dove voglio arrivare? Alla notizia emersa a Le Mans, secondo cui il buon Dovizioso avrebbe acquistato di tasca sua diversi set di pinze freno Brembo, sviluppate ad hoc dall’azienda italiana per le nuove moto “mille”, e di cui il team Tech3 è l’unico tra i top a non utilizzare. Potrebbe apparire come un dettaglio, ma non è così: rispetto alle 800, le mille sono più pesanti e più potenti, e di conseguenza necessitano di un impianto frenante rivisto rispetto a quelli in uso lo scorso anno. Sostanzialmente, le nuove pinze sfruttano pastiglie più ampie consentendo un miglioramento della potenza frenante, stimato nell’ordine del 6%. Si capisce che non è assolutamente un dettaglio, quando la lotta è sui decimi o addirittura sui centesimi.
Dovizioso ha fatto bene a mettere mano al portafoglio? La scelta del forlivese è senza dubbio ammirevole ed è mirata ad ottenere il meglio, che è poi quello che Andrea si merita. Non va però dimenticato che stiamo parlando, lo ripeto, di un pilota professionista, pagato per correre. Si è detto che la sua scelta è da considerare come un investimento: verissimo. Peccato però che questo sia il mestiere del team manager, non del pilota; è il team manager che si assume il rischio d’azienda, ingaggiando un pilota che ritiene all’altezza, investendo su di lui e supportandolo al meglio. Questo dovrebbe essere l’obiettivo di un team che partecipa ad alto livello ad un campionato mondiale, altrimenti il rischio è che la differenza tra un Dovizioso, pilota veloce che di suo ha già investito parecchio quando era piccolo per arrivare fin lì, e il classico pilota con la valigia, si annulli.
Il processo non è al Dovi, sia chiaro, ma alla brutta piega che sta evidentemente prendendo la MotoGp: l’episodio è per certi versi allucinante, perché se Andrea è arrivato a metterli di tasca sua, significa che il team non aveva alcun interesse a fare questo investimento. E se le cose stanno così, allora cosa ci sta a fare Tech3 in MotoGp? Evidentemente, solo presenza. Oppure, significa molto più semplicemente che non ha i soldi, e ciò deve far riflettere: un campionato dove i team devono sborsare oltre 4 milioni di euro per noleggiare due moto, senza poi riuscire a far fronte a un investimento che paragonato al leasing è assolutamente limitato (per coprire una stagione completa si parla di una cifra compresa tra i 50 e i 100.000 Euro), non ha chiaramente alcun futuro. A meno che non si facciano correre sei moto. Quelle ufficiali. E basta.
Cal Crutchlow, il compagno di squadra di Dovizioso, non ha i nuovi freni e sull’argomento ha una visione assolutamente condivisibile: “Io non comprerei proprio niente per una questione di principio – ha detto l’inglese – E’ sbagliato: siamo in MotoGp, non corriamo nelle gare club”.
Non fa una piega, no? Certo però che se continua di questo passo, la MotoGp dei “non ufficiali” è destinata a somigliare sempre di più ad un campionato amatoriale…
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Messaggio modificato da Runner46 il 21 May 2012 - 20:13